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Messaggio Da Fly.dun Mar 2 Ott 2018 - 14:36

La prima volta che scoprii il Tronto in città ad Ascoli credo che fossero circa 30 anni fa quando una sera  andando con amici del mio club  in visita al club di Ascoli mi portarono di notte a vedere un fiume, il Tronto appunto,  che mi descrissero molto degradato ma con notevoli potenziali e cominciarono a raccontarmi il loro sogno, quello che sarebbe potuto  diventare con un altra gestione o per meglio dire con una gestione, dato che in quei giorni era completamente lasciato a se stesso. Infatti mi raccontarono dei numerosi scarichi di fogne che flagellavano il suo corso. Inoltre mi spiegarono che il fiume era soggetto a forti dislivelli questo perché influenzato  da numerose dighe a monte. Queste situazioni portano ad un inquinamento termico e ad una notevole riduzione della capacità riproduttiva dei salmonidi. Dopo quel momento il Tronto lo rividi qualche volta di sfuggita, ma nel 95 quando costruì il mio primo ponton prima di portarmelo in Montana lo volli testare su quel fiume ed in pratica discesi con alcuni amici tutto il tratto che va dalla confluenza del Castellano  sino a valle circa 6/7 KM. in pratica tutto il NK attuale. Quando entrammo in acqua vedemmo subito una bella schiusa di effimere e la popolazione di ciprinidi nelle pozze più profonde era importante, c'era anche qualche carpa anche di bella dimensione occhiolino . Purtroppo le fogne che mi erano state annunciate erano presenti in buon numero  ed anche di bella taglia . In tutto il tragitto non incontrai neanche un pescatore. Il mio amico Sandro che tra l’altro abita proprio affianco al fiume mi disse che quella era la consuetudine e quella situazione si manteneva da tanti anni.
All'epoca qualcuno immetteva avannotti di fario e i risultati erano notevoli, in particolare l’accrescimento era stupefacente.


In quegli anni nacque  il NK del Castellano dove immisero trote e temoli, ma purtroppo il Castellano in quel tratto è flagellato da due problemi, i continui sbarramenti e il sedimento che arriva dal lago di Talvacchia. Fu facile per me supporre,  che purtroppo quel tratto non poteva avere delle grosse aspettative,  poteva essere adatto più ad un tratto per gare di pesca che ad una riqualificazione ambientale. Dopo qualche anno la gestione di un piccolo invaso a monte che sottraeva completamente acqua durante la notte per darne di giorno una quantità enorme per le dimensioni dello stesso, diede il colpo mortale. Da lì a poco si aprì la possibilità di gestire il Tronto. Che seppure ricco di problemi poteva dare delle aspettative diverse. Comincio da parte dei miei amici del club “Fly fisherman Ascoli”  una frenetica ricerca di notizie, consigli e materiale. Tutti i componenti del club si adoperarono per controllare e per ristabilire un certa naturalità. Tutto  senza avere assurde presunzione, non era e non è pensabile riportare l’ambiente che era precedentemente alla nascita della città di Ascoli o delle varie dighe ( Da monte a valle Campotosto, Scandarello, Trisungo, Venamartello, Mozzano, Talvacchia.  con temperatura dell'acqua all'uscita della centrale di porta romana che va dai sette ai quattordici gradi ).  Di certo è impensabile ricostruire un ambiente naturale al 100% bisogna considerare quello che è la realtà di oggi.
Una corretta gestione non può esimersi dal partire dalla realtà delle caratteristiche biologiche dell’ambiente dove si va ad operare con tutti i limiti e le trasformazioni che tale ambiente ha subito.
-    Inquinamento termico dovuto alle dighe elencate precedentemente (in tale condizioni un tratto che precedentemente era da ciprinidi si è trasformato in un tratto misto salmonidi /ciprinidi)
-    I continui dislivelli sempre causati dalle dighe ( portano ad una drastica riduzione delle capacità riproduttive dei salmonidi )
-    Sedimento sempre dovuto alle dighe (ulteriore riduzione della capacità riproduttiva dei salmonidi e riduzione della biomassa)
-    Il centro urbano di Ascoli con i suoi quasi 50000 abitanti con tutte le ovvie problematiche che questo comporta (acque di scolo della città e fogne)
-    La presenza di numerosi sbarramenti e l’impossibilità nella maggior parte dei casi di rimuovere gli stessi
-    Non per ultimo il problema politico dove l’amministrazione non ragiona né per interesse dell’ambiente ma solo per consenso (non tutti gli esseri viventi votano), né con i tempi biologici, ma con i tempi legati alla legislazione.
La conseguenza ovvia del primo punto è che non si può pensare di rintrodurre una popolazione nativa di salmonidi in quanto non esisteva,  di contempo l’inquinamento termico aveva liberato una nicchia che i ciprinidi non potevano occupare, non si può non accettare questa realtà.
Questa è la realtà di quasi tutte le tail water, attenzione però a non confondere ed a non generalizzare,  adesso sappiamo che immettere pesci ibridabili con popolazioni native è un grave danno ambientale, questo anche se i pesci immessi sono della stessa specie. 

Quindi l’alternativa è o lasciare il fiume abitato dalle sole pantegane native o immettere una popolazione di trote aliena. In questo si deve anche considerare che le specie aliene non sono tutte uguali per invasività, vorrei riportare  quanto scrive da  Grand River Conservation Authority

  “Le nostre foreste, giardini, cantieri, fiumi e corsi d'acqua sono luoghi cosmopoliti. Non è raro trovarli popolati da piante, uccelli o animali dai quattro angoli del mondo.
Alcuni sono diventati comuni ed è difficile immaginare il paesaggio senza di loro: per esempio, mele, lillà e passeri inglesi.
Ma alcune specie esotiche hanno il potenziale per spazzare via le piante e le creature native, riducendo la diversità biologica delle nostre aree naturali.
Salcerella,  gigante panace , olivello spinoso e mostarda d'aglio sono alcune delle molte piante invasive di preoccupazione nell'Ontario meridionale.
Un insetto invasivo, il piralide smeraldo , minaccia di spazzare via la maggior parte di queste specie di alberi.
Specie acquatiche invasive come i ghiozzi rotondi, la lampreda marina e le cozze zebra si trovano nei nostri corsi d'acqua.”

Quindi nessuno nega la pericolosità delle specie aliene, ma la stessa autorità sempre sostenuta dal Ministry of Natural Resources del Canada e dal Ministry of Natural Resources dell’Ontario stabiliva.
“Si è svolta una discussione  Cambridge District Fisheries Management  sulle specie appropriate ad essere immesse. Gli intervalli di temperatura e la qualità dell'habitat sembravano inadatti per reintrodurre il salmerino in modo da prendere in considerazione un'alternativa ai salmonidi. Era deciso di non continuare con l'arcobaleno (se non come test) e di considerare la trota fario.”
Ed ancora.
“Sin dalla creazione di Shand Dam e Belwood
Serbatoio nel 1942, si sapeva che l'acqua fredda sotto
la diga di Shand sosterrebbe determinati tipi di salmonidi
su base limitata. La trota fario e la trota iridea erano
imesse sporadicamente nell'acqua del tailwater del 1946 -1965 e dal 1971 al 1988. Stoccaggio di trote arcobaleno ha indicato che questa estensione del fiume aveva un potenziale creare una pesca alla trota in un'area vicina alla città.
Raccolta dei dati della temperatura dell'acqua nell'acqua fredda area di rilascio sotto la diga di Shand durante la metà degli anni '80 ha indicato che potrebbe esserci il potenziale per stabilire una pesca alla trota almeno su base put-grow-take. Ulteriore la ricerca ha indicato che la trota fario potrebbe essere più scelta prudente grazie alla capacità di questa specie di tollerare acque più calde e più torbide del salmerino o della trota iridea.
Il programma superiore di trote fario del Grand River è iniziato nel 1989 è stato reso possibile grazie alla collaborazione di MNR, GRCA e Trout unllimited.
Si è constatato che queste trote sono cresciute eccezionalmente bene.
Immissioni successive e un  riproduzione naturale ha portato ad una  buone popolazioni e ai tassi di crescita della trota fario ,. Questo a sua volta portano ad una maggiore pressione di pesca. La pesca ora si è evoluta per fornire una straordinaria pesca alla trota fario.
Questo documento metterà in risalto l'aspetto biologico, sociale e sviluppi economici di questa pesca e le questioni che si affaccia..”

Si avete capito bene si è scelto di non rimettere la specie nativa di quel bacino che sarebbe il salmerino, ma di immettere e creare una popolazione di una specie aliena la trota fario, lanciando ogni anno 40000 avannotti di trota fario. Cosa sarebbe successo se in Tronto o in Tevere si fosse immesso per anni lo stesso numero di iridee? Rintrodurre il salmerino nel Grand sarebbe stato un assurdità l’ambiente si era modificato e immetterlo sarebbe stato inutile, solo uno spreco di energie e di denaro.
 
Ovviamente parliamo del Canada e quindi qua queste valutazioni le ha fatte in primis  il mondo scientifico, in collaborazione con la comunità. 
E’ capibile il fatto di avere idee diverse e cercare di diffonderle, è umano essere infastiditi da i continui video e foto che pubblicizzano questo tratto specialmente se noi non abbiamo la possibilità di pescare, ma attaccare quella gestione, ostacolarla e denigrare quella visione di gestione è offensivo e stupido, se poi questo viene fatto da dei naturalisti diplomati al liceo artistico si cade nel ridicolo.
Anche per il Tronto ho sentito parlare di gravi danni arrecati dalle immissioni di trote. In  un  caso ho sentito parlare di un calo della popolazione di cavedani e di danni arrecati alle popolazione di salamandre, ma nessuno ha mai visto un biologo avvicinarsi per uno studio serio, quindi anche in questo caso si tratta di congetture e per chi ha conosciuto il fiume da una vita  sa che ne ha solo tratto giovamento. Ovviamente io mi auspico che sia il mondo scientifico a guidare le gestioni.
Io mi sono permesso di chiedere a Sandro ed a suo padre se loro hanno notato un calo delle salamandre e mi hanno confermato che non c’è stato, perché non si sono mai viste a loro memoria in quel tratto (Sandro è un mio coetaneo ed il fiume è sempre stato per lui ed il padre un ambiente di vita). La realtà è che si è iniziato ad usufruire e a vivere un area che precedentemente era  abbandonata, diminuendo  i numeri degli scarichi si è portato  benefici non solo in quel tratto, questi vantaggi ovviamente hanno coinvolto anche il bacino  a valle, questo credo che non possa portare che benefici alla popolazione nativa dei ciprinidi. Rimangono ancora tante cose da fare una tra tutte  la bonifica dell’Elettrocarbonio (qualche hanno fa durante un temporale io vidi uscire scarichi neri da quella vecchia industria che sono difficile da descrivere sia per colore che per odore) di certo non potranno risolvere tutti i problemi i miei amici, ma  se riusciranno ancora a portare pescatori e persone in quel tratto si può sperare di migliorare ulteriormente la situazione.
Il Tronto è un fiume tormentato dagli invasi,  penso che il suo percorso è più lungo nelle tubature che nell’alveolo, si pensi che la maggior parte delle acque del Tronto e del suo principale affluente il Castellano sono da prima convogliate nel lago di Campotosto e successivamente vengono indirizzate in parte nel  Vomano e in parte riportate in Tronto.
Dire che il problema è l’avere immesso trote aliene in quel tratto è più ridicolo che sostenere che il problema di Palermo è il traffico.

La gestione del Tronto può e deve  migliorare, ma chi critica soltanto è fuori dalla realtà, perché è nostro dovere proteggere le popolazioni native anche quando queste sono chironomidi,  ma  inventarsi delle storie assurde è una offesa al buon senso ed alle popolazioni native. 
Si deve prendere coscienza che le popolazioni native sono sacre, che le specie aliene possono essere pericolose, ma quando sono gestite da tecnici anche queste limitatamente ad alcuni tratti possono avere la loro utilità.
Purtroppo vedo solo tanta confusione e tante persone che non riescono vedere l'aspetto biologico naturalistico, economico, sociale e alieutico di una gestione, ma solo tanta utopia.
Cordialmente Daniele Bolelli.


Traduzioni di google
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