Pescate ignobili .....

Da Eugenio Poloni Gio 17 Dic 2009 - 8:28

Perché parlare sempre delle pescate memorabili, delle soddisfazioni avute grazie ad artificiali ricercati, tecniche sopraffine o materiali all’avanguardia?
Penso non ci sia niente di male condividere anche qualche avventura lasciata cadere nell’oblio forse per un naturale senso di pudore o perché si è dato da intendere che i PAM rappresentano una elite “senza colpe e senza peccato” ed è perciò inconcepibile confessare le proprie debolezze (.....sempre piscatoriamente parlando).
Bene, rischiando di essere pesantemente vituperato e redarguito, voglio ricordare due episodi che, seppure perfettamente legali, sono da considerarsi pesantemente disdicevoli per qualsiasi PAM. A parziale giustificazione, posso specificare che entrambi si riferiscono ai primissimi anni della mia esperienza di pesca a mosca.

1° episodio

In uno stupendo pomeriggio di giugno di molti anni fa (il tempo che passa fa sembrare i ricordi sempre più belli ...) ero sull’immissario di un lago per aspettare che qualche schiusa convincesse le trote a entrare in caccia.
In attesa sul bordo del fiume, cominciai a notare una risalita di cavedani del lago sottostante: prima pochi grossi individui, seguiti, a frotte, da soggetti di taglia un po’ inferiore. In breve, tutte le buche, i raschi e correnti si saturarono di cavedani di ogni dimensione.
Poiché quella sera le trote, forse terrorizzate da tutto quel trambusto, non si fecero minimamente vedere, la voglia di “canna piegata” mi indusse a provare ad allamare qualche esemplare di quegli irrequieti ciprinidi: l’obiettivo sembrava a portata di mano perché immaginavo che i voraci cavedani, spinti dallo spirito competitivo, si sarebbero azzuffati per azzannare qualsiasi cosa fosse caduta in acqua.
L’impresa si dimostrò, invece, più difficile del previsto, perché dopo aver provato con un paio di dry fly (una wickham’s fancy e una traun tricolor, se non ricordo male) e altrettante sommerse (la mia scatola di mosche non permetteva di spaziare più di tanto ...), tentata anche la strada di un improbabile streamer artigianale, mi ritrovavo a guardare, seduto su un sasso, quelle bestiacce che stavano sul fondo o a mezz’acqua, bellamente a infischiarsene delle mie insidie.
Fu allora che rovistando nelle tasche del giubbetto alla ricerca di qualche ammennicolo utile a sbrogliare la situazione, mi ritrovai tra le mani una olivetta di piombo di una quidicina di grammi raccolta chissà dove e completamente dimenticata.
Persa per persa, dato che le risorse della mia fantasia (e della mia modesta tecnica ...) erano terminate, approfittando dell’assenza di .... imbarazzanti testimonianze, pensai di agganciarla al finale, a un metro dall’austera butcher, per vedere cosa succedeva.
Lanciai in corrente quell’orribile marchingegno a mo’ di catapulta e, non appena riuscì a mettere in tensione la coda, incredibilmente, due inequivocabili botte sul cimino segnarono l’abboccata di un cavedano di una mezza chilata che, dopo un lungo tira e molla nel correntone, riuscì a spiaggiare ...
Casualità? La prova fu presto rifatta e un secondo cavedano cadde immediatamente vittima della wet fly (che più wet di così non si poteva!). Per farla breve, dopo un’ora, il braccio era dolorante, un po’ per lo sforzo di far volare senza intrecci l’indegna montatura, un po’ aver salpato decine di cavedani di ragguardevole mole ... .
Che dire della storia? A volte per rafforzare la fiducia in una tecnica forse serve anche qualche (poco ortodossa) abbuffata di catture come quella ... .
Ricordo anche di aver portato a casa un paio dei cavedani tra quelli più belli e di averli gustati ( .... si fa per dire!) lessi, con prezzemolo e maionese ... .

2° episodio

Stavo pescando su un torrente appenninico di discrete dimensioni (non lo menziono perché qualora il co-protagonista di questa storia avesse la ventura di leggere queste righe potrebbe, nonostante i molti anni passati, anche riconoscervisi) in un pomeriggio ove le schiuse brillavano .... per la loro assenza.
Non essendovi, conseguentemente, bollate, avevo di malavoglia montato una ninfa (non amo particolarmente pescare con tale modalità, per la quale, tra l’altro, non ho mai adeguatamente affinato la relativa tecnica e attrezzatura) per tentare la sorte in qualche correntone profondo.
Fu in quella circostanza che incontrai un altro pescatore a mosca di quelli a cui piace attaccare discorso, magnificare le proprie tecniche e attrezzature (tutte rigidamente all’avanguardia...) e dare sfoggio della propria bravura.
Poichè il fiume era abbastanza grosso e permetteva di operare in due senza disturbarsi, cominciammo a pescare a poche decine di metri di distanza
Effettivamente, il tipo pescava con tecnica veramente sopraffina e, sempre a ninfa, ogni tanto sfilava dai tumultuosi giri d’acqua qualche discreta fario, commentando sulla efficacia delle sue imitazioni, sulle particolarità costruttive, ecc., ecc., esortando ad adeguarmi alle sue indicazioni.
La situazione, per me, era abbastanza imbarazzante, perché la mia inferiorità era fin troppo evidente e l’orgoglio personale cominciava ad essere gravemente ferito ....
Mentre rimuginavo sul da farsi, notai su una correntina alcuni portasassi ordinatamente aggrappati alle pietre del fondo. L’idea malsana mi balenò immediata: in fondo in quel tratto poteva pescarsi anche con le esche naturali e quel tipo andava comunque ridimensionato.
La ormai spelacchiata ninfetta si arricchì così da un succoso portasassi che penzolava dalla curva dell’amo, mentre il finale fu adeguatamente appesantito da un paio di pallini di piombo ... .
Al primo lancio, lo straight indicator non fece più di un metro per poi inabissarsi con decisione; mentre liberavo con noncuranza la trota, con la coda dell’occhio, potei notare i sorrisetto di sufficienza dell’altro ....
La seconda trota arrivò subito dopo e creò un leggero disappunto del pescatore che cominciò ad armeggiare nervosamente con la scatola di mosche. Alla terza trota mi chiese se anche io stessi usando la ninfa tal dei tali appesantita con testina xy. La quarta lo spinse a cambiare la posizione di pesca, la quinta, che allamai nella buca dove aveva appena pescato, lo indusse a cambiare silenziosamente e definitivamente acque ...
Scomparso il bellimbusto, ovviamente, smisi di pescare, perché se poteva avere senso barare con l’”avversario”, sarebbe stato stupido continuare a barare con se stessi ... .

Da Pinko Pallino Gio 17 Dic 2009 - 9:19

Bellissimi episodi..
certo che agli inizi è proprio dura pescare a mosca...però penso anche che se non c'è gavetta, se non ci sono giornate storte con cappotti mostruosi, se non c'è insoddisfazione iniziale....un po' si perderebbe di questo magnifico sport...chi (sempre secondo il mio punto di vista) inizia e continua in un posto tipo i laghi a pagamento, oppure un fiume tipo il chienti dove ci sono giornate (non dico quali, ma chi conosce il fiume le sa benissimo) in cui allamare un cavedano, anche di discrete dimensioni, non risulta una cosa così difficile.....perderebbe un po' di senso dell'affinamento, magari si sente arrivato e pronto per affrontare qualsiasi situazione e.......poi, al momento decisivo si rende conto che non è così e si ferisce nell'orgoglio....e, sinceramente, ho visto gente che ha smesso proprio per questo motivo....quindi, ben vengano i cappotti iniziali e....come disse buffon, dopo aver vinto i mondiali e fatta poi la scelta di rimanere alla juve in serie B.......a volte, cose del genere, servono proprio per rimanere con i piedi per terra....
(ps.io non potrei raccontare pescate andate a male....dovrei smettere di lavorare, di stare con la mia famiglia e di dormire....per almeno una ventina di giorni stando perennemente a scrivere [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] )
ciao ciao!!

Da **Admin** Ven 18 Dic 2009 - 20:19

Carissimo,
come di consueto, i tuoi deliziosi interventi, sono delle vere perle...sia per i contenuti che per il modo di descrivere tali eventi.
Nel 1° episodio, non riesco a capire del perchè hai sottolineato (come descrizione) la frase dentro le parentesi...inserisco citazione.

Eugenio Poloni ha scritto:
Ricordo anche di aver portato a casa un paio dei cavedani tra quelli più belli e di averli gustati ( .... si fa per dire!) lessi, con prezzemolo e maionese ...

Non fraintendermi, non voglio fare polemica , ma veramente non comprendo quella precisazione... perchè mi viene da pensare, leggendola , che non siano stati di tuo gradimento (come gusto intendo), è forse così ?... o altro ?

Nel secondo episodio , sono sicuro che qualsiasi lettore tifa per te, a mio parere hai tirato fuori l'istinto di sopravvivenza che sta nel nostro DNA...

"Avevi un avversario che riusciva a procacciarsi del cibo per la sua tribù, hai visto la brutta situazione... hai cercato, visto e focalizzato una possibile soluzione... con il risultato di aver scoraggiato e fatto scappare la concorrenza."

Nel mio modesto modo di vedere, non è stato sleale... mica hai pescato con le bombe a mano!!!
Hai semplicemente usato quello che la natura offriva... niente di male... anzi , complimentoni vivissimi.

P.S.: Era molto peggio se avessi fatto secco la concorrenza... e magari con prezzemolo e maionese forse era meglio dei cavedani... visto mai?

JJMason [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine]

Da MagicFLY Dom 20 Dic 2009 - 21:24

Ciao Eugenio,
leggendo i Tuoi racconti mi è venuta in mente una battuta di un famososo film che più o meno diceva così "non mi importa che sia vero o falso ciò che dici, però lo racconti da Dio" [Devi essere iscritto e connesso per vedere questa immagine] .

A questo punto aspetto con ansia il prossimo racconto.

Ciao

Da Eugenio Poloni Lun 21 Dic 2009 - 8:55

Per Admin:

.... intendevo dire che ci sono pesci più gustosi del cavedano (e anche con meno lische!). In quel momento, però la "incorporazione" di una piccola parte del pescato evocava probabilmente, in me, il simbolo di un rito atavico mai completamente sopito.

Per MagicFLY:

... mi stai lusingando ....

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