Le mosche sono tutte uguali .....
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Le mosche sono tutte uguali .....
Dal punto di vista della scelta degli artificiali, penso che ogni pescatore a mosca abbia le proprie “incrollabili” convinzioni, basate, a volte su rigorose teorie scientifiche, a volte sulla esperienza, a volte sulla “simpatia” per un particolare modello, a volte, invece, sulla semplice voglia di sperimentazione e di “nuovo”.
A me (come forse a molti altri) è capitato di attraversare diverse fasi evolutive (a volte anche, per certi aspetti .... involutive) ciascuna delle quali accompagnata da ferree certezze la cui validità era commisurata alla durata della fase stessa .... .
I Fase (“la razionale ignoranza”)
Appena cominciato a pescare a mosca ero convinto che, ove fossi riuscito a mettere nella scatola due gialline, due verdine, due marroncine, due sedge, due mosche da caccia e poco altro sarei stato a posto.
Qualche ulteriore diversificazione poteva essere giustificata dalla taglia dell’amo, in modo da avere, oltre che imitazioni di misura standard ( .... cioè quelle montate sui mustad del 12), qualche corrispondente variante sull’”esile” 14 ..... .
Con una ventina di imitazioni, insomma, mi sentivo a cavallo. In realtà, non avevo tutti i torti, perché le mie carenze tecniche (principalmente nel lancio) erano talmente evidenti che eccessive ricercatezze nella dotazione di artificiali sarebbero state del tutto sprecate.... .
II Fase (“l’asso nella manica”)
L’esperienza e l’avida lettura dei pochi articoli che le riviste di settore dedicavano alla pesca a mosca incrinarono, poco a poco, le convinzioni della fase I.
Spesso vedevo magnificati artificiali particolari, ricchi di lignaggio e conseguente fascino (chi ricorda le schede di Raffaele De Rosa su “Pescare”?) e la voglia di provare aveva il sopravvento.
Bastavano un paio di pescate di successo e il nuovo artificiale diventava automaticamente il nuovo amore su cui riporre, in ogni condizione, la propria fiducia! La half stone, la blue dun, la pheasant tail, ad esempio, costruite scrupolosamente in base alle loro “ricette” originali (...o quasi), hanno affollato, ciascuna quasi in esclusiva, in anni diversi, la mia scatola di mosche ..... .
III Fase (“l’infatuazione”)
Le inevitabili delusioni conseguenti alle scelte della fase II, mi indussero ad abbandonare l’idea della “mosca micidiale” per concentrare l’attenzione sulla tipologia costruttiva o al materiale, con i quali affrontare tutte le “varianti” del caso.
Così, dopo il periodo Devaux (molto alla moda negli anni’80), tornò la fiducia per il montaggio classico, per poi passare all’innovativo “tuttopoly” (durato poco) e al parachute (un paio di stagioni).
Dal punto di vista dei materiali, poi, il regalo, da parte di un amico, di una insignificante moschetta dal corpo rosso, in cul de canard, stravolse la mia esistenza di pam, tanto che, per lungo tempo (i postumi arrivano fino a oggi ....) quasi tutte le mie imitazioni sono state maniacalmente caratterizzate dall’uso dalle preziose piumette di anatra .... .
IV fase (“la maturità”)
Dopo aver attraversato (senza gravi danni cerebrali) le fasi precedenti, la pretesa era quella di mettere a frutto l’esperienza per arrivare a una personale soluzione di sintesi che cercasse, ad un tempo, di razionalizzare e semplificare (...una bazzecola!) ) le proprie strategie nel campo della dry fly.
A parte la consueta dotazione di stone fly che permettesse di far fronte a schiuse specifiche, dunque, nella mia scatola trovarono posto due sole tipologie di mosche.
Una, per i momenti di schiusa intensa, pesci difficili o selettivi, era rappresentata dalle sopra menzionate cul de canard su ami dal 16 al 20; l’altra da una imitazione da usarsi in caccia o in presenza di bollate rade/correnti veloci/pesci non selettivi su ami dal 15 al 12.
Quest’ultima credo non corrisponda ad alcun dressing specifico e nell’aspetto ricorda un “incrocio” tra una march brown e una pheasant tail (corpo in fagiano, coda in fibra di hackle morbida, collarino con una hackle grizzly o ginger, unita a una di beccaccia o quaglia).
Ancora oggi non rinnego completamente tale scelta, tuttavia, dalla volta che mi sono trovato, senza prendere un pesce, in mezzo a una memorabile “bolleria” di trote causata da una imponente caduta di spent, mi sono reso contoche dalla mia dotazione mancava sicuramente qualche cosa .... .
V fase (“la disillusione”)
Pescando per diversi anni con un amico, ho spesso constatato che, mentre io allamavo con legittima soddisfazione una trota dietro l’altra grazie a delle minuscole emergenti in cul de canard, lui ...... faceva altrettanto con delle vistose imitazioni ( ...di che?) in pelo di cervo!
Altre volte, mentre pescavo con discreto successo a galla, lui sfilava pesci dal fondo con una ninfa piombata .... .
Beh, il titolo del 3D è sicuramente provocatorio, però mi sono convinto che, almeno nell’80% delle situazioni, un pesce può essere preso con decine di imitazioni diverse!
Rimane quel 20% che, fortunatamente, fa dannare e, nei mesi invernali, anima le discussioni all’interno dei club di pesca a mosca (e sui forum telematici .......).
Eugenio Poloni- Data d'iscrizione : 02.11.09
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